Psicoterapeuta dell'età evolutiva

Che cos’è l’ansia e come affrontarla

Che cos’è l’ansia e come affrontarla

L’ansia è un’emozione sempre esistita, ha caratterizzato la condizione umana fin dalle sue origini. Questo si spiega grazie al ruolo adattivo che svolge, in quanto una parte di essa ha permesso la sopravvivenza della specie. Pensiamo al nostro “antenato” che, attivato da un’emozione di natura ansiosa, correva forte per scappare da un predatore. Per questo motivo non è possibile, né auspicabile procedere alla sua integrale eliminazione. Tuttavia, la società in cui viviamo ci impone uno stile di vita frenetico e richiedente sottoponendoci quotidianamente a pressioni che ci attivano emotivamente e fisicamente innalzando il nostro livello di ansia.

Cosa si può fare contro l’ansia?

È bene muoversi prima di tutto individuando i fattori scatenanti di tale condizione ed, in secondo luogo, favorendo la riduzione dell’ansia ad un range di normalità.

Cosa determina una reazione d’ansia?

Al contrario di quanto si può pensare, seppure molti siano gli eventi traumatici in grado di scatenarla, più spesso sono i singoli e micro eventi quotidiani che, accumulandosi, generano lo sviluppo di emozioni quali paura, stress ed ansia.

L’ansia è sempre nociva?

Tutti noi possediamo un livello d’ansia basale, più elevato o meno a seconda della predisposizione personale. Con l’attivazione dello stress il nostro livello di ansia può aumentare in modo vertiginoso fino a raggiungere e superare una soglia, oltre la quale, può manifestarsi un attacco di panico.

Dobbiamo far presente che ognuno di noi ha più controllo di quanto crede nel ruolo di monitorare e gestire il livello di stress. Infatti, pur non essendo possibile intervenire sul nostro livello d’ansia basale, è possibile intervenire sul suo aumento oltre la soglia.

L’ansia si eredita?

Si è dimostrato che l’ansia si trasmette ereditariamente. Più precisamente si eredita una generica vulnerabilità e non il disturbo in sé. Per questo motivo, essa non deve essere considerata una “condanna” ma come una predisposizione ad aver bisogno di minore quantità di stress per il superamento della soglia.

Quando l’ansia diventa eccessiva e quindi nociva?

quando ansia nocivaSecondo la visione di Clark e Beck (2010) è necessario rivolgersi ad uno specialista quando l’individuo manifesta:

  • Pensieri disfunzionali, ovvero un’errata valutazione del pericolo (in base all’osservazione diretta) in grado di generare paura e/o ansia marcata.
  • Funzionamento compromesso, quando l’ansia invalida le abilità della persona in una o più delle aree della nostra vita quotidiana.
  • Persistenza continua della minaccia e del pericolo, quando le nostre anticipazioni del pericolo persistono più a lungo del normale. In altre parole, si diventa apprensivi anche solo al pensiero che ci possa essere una minaccia, non valutandone la probabilità effettiva che si verifichi.
  • Falsi allarmi, quando si sperimenta una forte ansia in assenza di stimoli minacciosi. Spesso, il sintomo fisico viene interpretato come una prova inconfutabile di una catastrofe certa.
  • Ipersensibilità agli stimoli, è l’ansia è attivata da un’ampia e variegata quantità di stimoli

Come si riconosce l’ansia?

L’ansia si manifesta su 4 livelli:

  • Livello fisiologico: aumento battito cardiaco, respiro affannoso, dolore al petto, tensione muscolare, ecc.
  • Livello cognitivo: paura di perdere il controllo, di danno fisico, ipervigilanza, ecc.
  • Livello comportamentale: evitamento, fuga, ricerca di sicurezza, congelamento, irritazione, ecc.
  • Livello emotivo: nervosismo, tensione, irritabilità, frustrazione, ecc.

Come si difende il nostro organismo?

sintomi ansiaI sintomi sono dati dall’attivazione dal sistema nervoso simpatico (SNS) e parasimpatico (PNS).

Il primo, prominente nelle situazioni di attivazione fisiologica, possiede un ruolo evolutivo adibito a preparare l’organismo alla difesa/attacco. Ad esempio è responsabile della dilatazione dei polmoni per l’apporto di maggiore ossigeno.

Il secondo ha il compito di ripristinare l’omeostasi. Nello specifico il PNS, con l’obiettivo di ridurre al minimo il costo relativo al dispendio di energie, “spegne” il SNS attivato troppo a lungo.

Questi processi sono estremamente rapidi e di antichissima origine tuttavia, al giorno d’oggi, difficilmente la minaccia percepita è in grado di mettere in serio pericolo la nostra vita. L’attivazione fisiologica che ne consegue ci genera, dunque, solo effetti negativi. Ad esempio, quando i nostri polmoni, in una situazione ansiogena, si dilatano per far ricorso a maggior ossigeno, questo non verrà poi utilizzato per permetterci di correre più veloce e cacciare (come avveniva anticamente). Ciò che ci arriverà da questa “fittizia” attivazione fisiologica, sarà una sensazione fastidiosa di dolore e pressione al petto. In altre parole, la preparazione attivata imploderà all’interno del nostro organismo.

Cosa mantiene la nostra ansia?

Le risposte date dall’organismo, vissute dalla persona come estremamente potenti e spiacevoli, potrebbero indurla a cercare “sollievo”. Quest’ultimo rappresenta un forte motivatore alla fuga o all’evitamento. Comportamenti che, a loro volta, risulteranno controproducenti: impediscono il raggiungimento di quel picco d’ansia che poi  naturalmente decrescerebbe, dimostrando con i fatti all’individuo il suo possibile superamento.
 
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